Viviamo in un’epoca in cui ci sono infinite possibilità di innovazione.
Oggi, grazie al cloud compunting, ai software open source, alle API e via discorrendo, il costo di realizzazione di un prodotto è ai minimi storici.
Nonostante ciò, la probabilità di portare una startup al successo, non sono migliorate di molto: circa l’80% delle startup fallisce nei primi 3 anni di vita;
E’, però, interessante sapere che i 2/3 di quelle che riescono nell’impresa ammettono di aver drasticamente cambiato il proprio modello di business durante il percorso.
Di conseguenza, la distinzione tra startup di successo da quelle che falliscono non è data dal fatto di partire con un piano migliore (il Piano A), quanto piuttosto dal trovare un piano che funzioni prima di esaurire le risorse.
Il problema principale è che la tenuta del “Piano A” non viene messa alla prova in modo sistematico e rigoroso.
Ed ecco che ci viene in aiuto la metodologia LEAN STARTUP: un procedimento sistematico per passare in modo veloce dal piano A ad un piano X che funzioni prima di esaurire le risorse.
Coniato da Eric Ries il termine LEAN (magro, snello) viene spesso frainteso nel senso di economico, a basso costo.
Invece, l’obiettivo del Lean Startup è ottimizzare l’uso della più scarsa delle risorse, cioè il tempo. Più precisamente il suo fine è massimizzare l’acquisizione di informazioni o apprendimento (sulla clientela) per unità di tempo al fine di testare e validare velocemente un’idea.
Il metodo Lean Startup fornisce, quindi, un modo migliore e più rapido per esaminare nuove idee e realizzare prodotti di successo:
ll processo operativo del metodo Lean Startup è quindi efficacemente rappresentato nel cosiddetto “ciclo di apprendimento lean”, anche noto come ciclo build-measure-learn (costruire-misurare-apprendere).
Ciò che viene “costruito” ad ogni ciclo è una soluzione, un’esperienza, un esperimento che ha lo scopo di testare in fretta, sul mercato, un aspetto dell’offerta dopo l’altro (MVP). Bisogna evitare di pensare al “prodotto finito” e orientarsi piuttosto verso l’idea di MVP (Minimum Viable Product). Ovvero un prodotto minimo che porta un valore, realizzato nel minor tempo possibile e che possa essere testato per restituire dati.
Questo MVP viene sviluppato con brevi iterazioni, rilasci frequenti con l’obiettivo di svolgere sempre piccoli esperimenti, che verifichino la validità della strategia rispetto all’idea e alla visione.
Il test di questa soluzione produce dati concreti, che l’imprenditore confronta con metriche adeguate stabilite in precedenza. Questo confronto fa emergere nuove informazioni (cioè l’apprendimento), che solo l’imprenditore e il suo team possiedono alimentando il vantaggio competitivo, tradotto dalla startup in benefici esclusivi per il proprio mercato.
A questo punto il ciclo ricomincia, per testare un nuovo aspetto dell’idea o modificare l’esperimento in caso i risultati non siano soddisfacenti. Lo scopo dell’approccio Lean Startup è accorciare il più possibile questo ciclo, per velocizzare l’apprendimento, avvicinarsi maggiormente ai reali bisogni dei clienti, innovare di più e sprecare di meno.
Secondo i principi del metodo Lean Startup, per cui niente è vero finché non è validato. L’idea non può iniziare a concretizzarsi senza aver prima verificato che il problema:
• esiste davvero
• è sentito dal target individuato
• è sufficientemente forte da portare con sé il bisogno di essere risolto
Alimentare un flusso continuo di feedback tra la startup e i tuoi clienti durante il processo di sviluppo del prodotto, per garantire un apprendimento costante e verificare ogni singola ipotesi alla base dell’idea del business.
Il primo ciclo build-measure-learn, avviene proprio in questa prima fase e ha come obiettivo l’esplorazione e la validazione del problema. Solo una volta appurata l’esistenza del bisogno si procede con le fasi successive di creazione e testing della soluzione. Si eseguendo esperimenti d’offerta di complessità crescente che non perdono mai di vista gli obiettivi primari:
1. raccogliere dati misurabili e reali
2. apprendere
3. ridurre gli sprechi e scongiurare il rischio di arrivare ad un prodotto che nessuno vuole
Dropbox – Quando il fondatore e CEO dell’azienda di clouding, Drew Houston, ha scoperto il metodo Lean Startup di Eric Ries, la società ha iniziato ad aggiornare il proprio prodotto molto più velocemente per testare le reazioni dei clienti. E grazie ai principi di Lean Startup, in soli 15 mesi Dropbox ha aumentato gli utenti registrati portandoli da 100mila a 4 milioni.
Aardvark – Società poi acquistata da Google. Aardvark ha sviluppato un motore di ricerca social attraverso il quale gli utenti possono porre domande alle quali rispondono poi gli utenti dei social. All’inizio della propria avventura, Aardvark ha testato il concetto producendo una serie di MVP (minimum viable products), ognuno dei quali pensato per risolvere i problemi attraverso un diverso procedimento. E in base ai feedback è stato poi scelto il sesto prototipo.
Votizen – Prima piattaforma di lobbismo sociale, Votizen ha cambiato il modo in cui gli elettori si rapportano con i loro politici di riferimento e viceversa. Creato attraverso i principi della Lean Startup, la piattaforma, di David Binetti, è partita come social network di elettori “verificati” per evolversi poi in un sistema di lobbying. Ha portato alla prima legge presentata al Senato USA attraverso un social media.
Se anche tu hai un’idea o una startup già costituita e vuoi mettere in pratica con successo l’approccio Lean Startup. CANDIDATI ORA e, se sarai selezionato, ti seguiremo in tutta la fase di validazione e crescita del tuo progetto.